martedì 7 aprile 2015

La Diaz e quello che rappresenta

La Corte di Strasburgo ha stabilito che nella notte del 21 luglio 2001 la Polizia di Stato praticò tortura a chi stava all'interno della scuola Diaz per dormire durante le manifestazioni al G8 di Genova. Non che ci volesse un giudice a Strasburgo, o altrove, per saperlo.

L'aria di quei giorni, di cui Genova fu l'apice, era aria di caccia al "comunista" (cioè chiunque fosse non berlusconiano). Berlusconi aveva da poco vinto le elezioni per la seconda volta, con l'alleanza catto-fascista insieme ad AN, UdC e Lega Nord. Nelle strade di Genova non c'erano solo persone di sinistra, ed erano milioni di persone. C'erano i cosiddetti black block, una quarantina di persone, a cui le forze dell'ordine non si opposero. Era un'occasione troppo ghiotta per poter giustificare azioni di squadrismo di Stato contro "le zecche" politicamente avverse, o semplicemente critiche. Berlusconi, Fini, Scajola e i vertici delle forze dell'ordine coordinarono l'esecuzione di un disegno per terrorizzare un'intera nazione. C'era voglia di pestare a sangue le voci critiche, non solo a Genova, che ripeto fu solo l'apice. E' una ferita che non può riaprirsi perché non si è mai chiusa. E' la ferita di chi sa che poteva capitare ad ognuno in quegli anni, e a non pochi è capitato. "Don't clean up this blood" scrisse una ragazza nella Diaz, su un pezzo di carta, l'indomani dei fatti. 

Non laveremo via la memoria sanguinolenta di quella tortura e dell'aria di quegli anni, perché anche volendo non ci riusciremmo.

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