lunedì 19 marzo 2018

Sta arrivando il cambiamento?

Prima di tutto vi chiedo perdono se non mi genufletto intellettualmente a questa ondata grillina. Poi vi spiego perché non lo faccio. Il sensazionale risultato del m5s potrebbe far pensare che ci sia una voglia di cambiamento diffusa e generalizzata nel Paese. Temo non sia così, cercherò di spiegarmi meglio che posso. 
La voglia di cambiamento c'è, ma non riguarda la società. Riguarda le proprie personali sorti. In questo non c'è niente di anormale o sbagliato, solo che la cosa non viene inquadrata in un contesto di società ma nella speranza che il nuovo corso possa portare benefici a me e si fotta tutto il resto. Certamente non tutti gli elettori grillini la pensano in questo modo ma il surplus di voti, oltre a una fetta consistente di quelli che già avevano, è dovuto a questo pensiero di fondo. 
Cambiamento per loro significa che gli altri devono cambiare la loro condizione, e non porre le condizioni per poterla cambiare. La politica secondo loro dovrebbe operare per la loro personale singolarità. 
La Casaleggio srl che opera politicamente tramite il brand politico denominato Movimento cinquestelle è riuscita a creare e convogliare elettoralmente questo sentimento. Saprà gestirlo? Vorrà gestirlo? Il nodo politico del grillismo è questo. Vuole solo ottenere e mantenere consenso o vuole governare? Una volta vinte le elezioni, una volta che "gli altri adesso devono venire a parlare con noi" i problemi e le criticità del Paese rimangono intatti e inalterati, e una volta vinte le elezioni il compito è quello di provare a migliorarle. E i problemi non si risolvono parlando di quanto sia mascalzone l'amico dell'amico del cugino di un mio amico. 
Se vorranno governare, e non solo stare al governo, tanto meglio. Mi auguro che riescano a farlo bene. Nel caso non volessero farlo e puntassero a mantenere il consenso allora abbiamo un problema, e ce l'abbiamo tutti, grillini e non-grillini e astenuti.
Se siete credenti iniziate a pregare...

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