lunedì 21 novembre 2016

Parliamo del referendum, oltre il sì o il no

Il 4 dicembre si avvicina. Per chiarezza dichiaro subito che voterò sì. Ma non è del sì o del no che voglio trattare, anche se da scrivere ne avrei tanto. Voglio scrivere del modo di approcciarsi alla politica e alla militanza. 

Da molti, compreso lo scrivente, questa è considerata una delle campagne elettorali più brutte di sempre. Le motivazioni sono diverse tra loro. A mio avviso è brutta per la mancanza di politica nei militanti dei due fronti referendari, trasversali tra e nei partiti. Si denota, mediamente, un'assenza di pensiero politico profondo e articolato. I più ripetono, tal quale, i concetti espressi dai rispettivi capo-branco. La cosa brutta, negativa per meglio dire, è questa. Non i toni accesi, e a dirla tutta ricordo campagne molto più virulente di questa dal punto di vista dialettico. 

Il testo della riforma l'hanno letto in pochi, la Costituzione vigente ancora meno. Trovano il tempo per campionato, Champions League e decine di serie tv ma non il tempo per spulciare la Costituzione e la riforma oggetto di referendum. E badate bene che il ragionamento vale per entrambi i fronti referendari. 
La politica e la relativa militanza vengono vissute come un vezzo, un orpello della propria immagine social. Si punta ad avere ragione senza aver ragionato sull'oggetto del contendere. 

Dulcis in fondo, per quelli che sostengono che l'articolo 70 del testo riformato non si capirebbe: io se non riesco a capire qualcosa non mi metto a dire alla gente come votare al riguardo.

giovedì 3 novembre 2016

Barack Obama - discorso della vittoria 06\11\2012

Stasera, dopo più di 200 anni da quando una ex colonia si è conquistata il diritto di determinare il proprio destino, il compito di perfezionare la nostra unione va avanti.
Va avanti grazie a voi. Va avanti perché avete riaffermato lo spirito che ha trionfato sulla guerra e sulla depressione, lo spirito che ha innalzato questo paese dagli abissi della disperazione fino alle altezze della speranza, quella profonda convinzione che se da una parte ognuno di noi seguirà i propri sogni individuali, siamo sempre una famiglia Americana e ci innalziamo e cadiamo insieme come una nazione e un solo popolo.
Stasera, in queste elezioni, voi, il popolo Americano, ci avete ricordato che anche se il nostro percorso è stato duro, il nostro viaggio è stato lungo, ci siamo sempre rimessi in piedi, abbiamo combattuto e sappiamo nel profondo dei nostri cuori che per gli Stati Uniti d’America il meglio deve ancora venire.
Voglio ringraziare tutti gli Americani che hanno partecipato a queste elezioni, sia che abbiate votato per la prima volta o che abbiate aspettato in coda per molto tempo. Ad ogni modo, dobbiamo sistemare questa cosa. Sia che abbiate lavorato sul campo per raccogliere fondi o risposto al telefono, o che abbiate tenuto in mano un cartello di Obama o uno di Romney… avete fatto sentire la vostra voce e avete fatto la differenza.
Ho appena parlato col Governatore Romney e mi sono congratulato con lui e con Paul Ryan per questa dura campagna. Forse abbiamo combattuto intensamente ma è solo perché amiamo questo paese profondamente e ci teniamo intensamente al suo futuro. Da George a Lenore, al loro figlio Mitt, i Romney hanno scelto di servire l’America attravero il servizio pubblico e questa è l’eredità che onoriamo e applaudiamo stasera. Nelle settimane a venire, non vedo l’ora di sedermi insieme al Governatore Romney per discutere sul come possiamo lavorare insieme per far progredire questo pease.
Voglio ringraziare il mio amico e socio degli ultimi 4 anni, il guerriero felice d’America, il miglior vice presidente che chiunque possa mai sperare di avere, Joe Biden.
E non sarei l’uomo che sono oggi senza la donna che accettò di sposarmi 20 anni fa. Lasciatemelo dire pubblicamente: Michelle, non ti ho mai amato tanto quanto adesso. Non sono mai stato tanto orgoglioso nel vedere anche il resto dell’America innamorarsi di te, come la first lady della nostra nazione. Sasha e Malia, davanti ai nostri occhi voi crescete e diventate 2 forti, intelligenti e bellissime giovani donne, proprio come vostra madre. E sono così fiero di voi. Ma mi fermo qui per ora, un cane è gia abbastanza probabilmente. [NDR si riferice al cane che 4 anni prima aveva promesso a sua figlia]
Alla miglior squadra e ai migliori volontari di tutta la storia della politica. I migliori. I migliori in assoluto. Alcuni di voi erano nuovi questa volta e altri erano al mio fianco sin dall’inizio. Ma tutti voi siete parte della famiglia. Non importa quello che farete o dove andrete da adesso in poi, porterete sempre con voi il ricordo della storia che abbiamo fatto insieme e avrete sempre un presidente grato per la vita. Grazie per averci creduto in tutto il percorso, attraverso tutti i monti e tutte le valli. Mi avete supportato durante l’intero percorso e io sarò sempre riconoscente per tutto quello che avete fatto e per l’incredibile impegno che ci avete messo.
So che le campagne politiche possono sembrare a volte cosa piccola, insignificante. E questo non fa altro che nutrire le argomentazioni dei cinici che ci dicono che la politica non è altro che una gara di ego o il controllo di certi interessi. Ma se avrete mai l’opportunità di parlare a quelli che hanno partecipato ai nostri raduni, riempito le palestre delle scuole, o l’opportunità di vedere quelli che lavorano per la campagna fino a tardi in ufficio in un qualche paesino lontano da casa… scoprirete qualcosa di diverso.
Sentirete la determinazione nella voce di un giovane organizzatore che lavora e studia all’università e vuole assicurarsi che ogni bambino abbia le stesse opportunità. Sentirete l’orgoglio nella voce di una volontaria che va porta a porta perché il fratello ha trovato finalmente lavoro quando l’industria automobilistica locale ha aggiunto un nuovo turno. Sentirete il profondo patriottismo nella voce di una moglie di un militare che sta al telefono fino a tardi per assicurarsi che nessuno che abbia combattuto per questa nazione debba mai combattere per trovare un lavoro o un tetto sopra la testa quando torna a casa. 
Queste sono le ragioni per le quali facciamo tutto questo. Questo è ciò che la politica potrebbe essere. Questo è il perché le elezioni sono importanti. Non è cosa da poco, è una cosa grande. E’ importante. La democrazia in un paese di 300 milioni di persone può essere rumorosa, confusa e complessa. Abbiamo le nostre differenti opinioni. Ognuno di noi ha le proprie convizioni profonde. E quando ci ritroviamo in tempi duri, quando dobbiamo prendere le decisioni importanti come paese, questo agita necessariamente le passioni, suscita le polemiche.
Questo non cambierà dopo questa notte, e non dovrebbe neanche farlo. Queste discussioni che abbiamo sono il segno della nostra libertà. Non dobbiamo mai dimenticare che mentre parliamo ci sono persone di paesi lontani che rischiano le proprie vite proprio in questo momento per avere l’opportunità di discutere riguardo le questioni importanti, l’opportunità di andare a libere elezioni proprio come noi abbiamo fatto oggi.
Ma al di là delle nostre divergenze di opinione, la maggior parte di noi condivide certe speranze per il futuro dell’America. Vogliamo che i nostri figli crescano in un paese dove ci sia accesso alle migliori scuole e ai migliori insegnanti. Un paese all’altezza dell’eredità di leader mondiale nei settori della tecnologia, delle scoperte e dell’innovazione, con tutti i buoni posti di lavoro e le nuove opportunità di business che ne consegue.
Vogliamo che i nostri figli vivano in un' America che non sia oppressa dal debito, che non sia indebolita dall’ineguaglianza, che non sia minacciata dal potere distruttivo del surriscaldamento globale. Vogliamo passare oltre e vivere in un paese che sia sicuro e rispettato e ammirato in tutto il mondo, una nazione che sia difesa dal più forte esercito del pianeta e dalle migliori truppe questo mondo abbia mai conosciuto. Ma anche un paese che sa andare oltre con sicurezza questi tempi di guerra per formare una pace che sia costruita sulla promessa di libertà e dignità per tutti gli esseri umani.
Crediamo in un' America generosa, in un' America compassionevole, in un' America tollerante, aperta ai sogni di una figlia di un immigrante che studia nelle nostre scuole e giura sulla nostra bandiera. Aperta al giovane ragazzo dei quartieri Sud di Chicago che vede una vita che vada oltre gli angoli delle proprie strade. Al figlio dell’operaio del mobilificio in North Carolina che vuole diventare un dottore o uno scienziato o un ingegnere o un imprenditore, un diplomatico o perfino un presidente – questo è il futuro in cui speriamo. Questa è la visione che condividiamo. Questa è la direzione verso la quale abbiamo bisogno di andare: avanti! Questa è la direzione verso la quale abbiamo bisogno di andare.
Ora, non ci troveremo d’accordo, a volte in maniera molto intensa, sul come arrivare a questa meta. Com’è stato per oltre 2 secoli, il progresso procede a singhiozzi. Non è sempre un percorso lineare. Non è sempre un percorso spianato. Da sé, il riconoscimento che abbiamo speranze e sogni condivisi non farà finire tutte le impasse, non risolverà tutti i nostri problemi, non sostituirà il lavoro minuzioso dell’accrescere il consenso e del fare difficili compromessi necessari per far procedere questo paese. Ma quel comune legame è quello da cui dobbiamo cominciare.
La nostra economia si sta rimettendo in sesto. Un decennio di guerra sta finendo. Una lunga campagna è ormai finita. E che mi sia guadagnato il tuo voto o meno, ti ho ascoltato, ho imparato da te e tu hai fatto di me un presidente migliore. E con le tue storie e le tue battaglie, io ritorno alla Casa Bianca ancora più determinato e ancora più ispirato per il lavoro che c’è da fare e per il futuro che ci attende.
Stasera avete votato per agire, non per la politica come al solito. Ci avete eletti per occuparci dei vostri posti di lavoro, non dei nostri. E nelle settimane e nei mesi a venire, non vedo l’ora di mettermi in contatto e lavorare con i leader di entrambi i partiti per affrontare le sfide che possiamo risolvere solo assieme. Ridurre il deficit. Riformare la fiscalità. Sistemare il nostro sistema di immigrazione. Liberarci dal petrolio estero. Abbiamo molto lavoro da fare.
Ma questo non significa che il tuo lavoro sia finito. Il ruolo del cittadino nella nostra democrazia non si esaurisce nel voto. L’America non è mai stata ciò che l’America può fare per noi. Ma è ciò che può essere fatto da tutti noi assieme attraverso il duro, frustrante ma necessario lavoro di auto-governo. Questo è il principio su cui ci siamo fondati.

Questa nazione ha più ricchezza di ogni altra nazione, ma non è questo che ci rende ricchi. Abbiamo il più forte esercito della storia, ma non è questo che ci rende forti. La nostra università, la nostra cultura sono l’invidia di tutto il mondo, ma non è questo che continua a far venire il mondo sulle nostre coste. 
Quello che rende l’America eccezionale è il legame che ci unisce tutti quanti, la nazione più variegata al mondo. La credenza che il nostro destino sia condiviso, che questo paese funzioni solo quando accettiamo certi obblighi tra noi e tra noi e le future generazioni. La libertà per la quale molti americani hanno combattuto e sono morti si accompagna con le responsabilità e con i diritti. E tra questi ci sono l’amore, la carità, il dovere e il patriottismo. Questo è ciò che fa l’America grande.
Sono pieno di speranza questa sera perché ho visto lo spirito dell’America al lavoro. L’ho visto nelle imprese di famiglia i cui proprietari si diminuirebbero volentieri la propria paga piuttosto che licenziare i propri dipendenti e nei lavoratori che ridurrebbero le proprie ore di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il lavoro. L’ho visto nei soldati che si rimettono in lista dopo aver perso un arto e in quei marinai che accorrono nell’oscurità e nel pericolo perché sanno che hanno un compagno dietro di loro che gli guarda le spalle.
L’ho visto nelle coste del New Jersey e di New York, dove i leader di ogni partito e livello di governo hanno messo da parte le loro divergenze di opinione per aiutare una comunità a ricostruire dalle macerie di una terribile tempesta. E l’ho visto l’altro giorno a Mentor in Ohio, dove un padre ha raccontato la storia di sua figlia di 8 anni, la cui lunga battaglia con la leucemia ha portato via alla famiglia tutto quello che aveva perché la riforma della sanità passata solo pochi mesi fa, non avrebbe permesso alla compagnia assicurativa di interrompere i pagamenti per le sue cure.
Ho avuto l’opportunità non solo di parlare con il padre ma anche di incontrare la sua incredibile figlia. E quando il padre ha parlato alla folla, ogni genitore nella sala aveva le lacrime agli occhi, perché sappiamo tutti che quella bambina potrebbe essere stata la nostra. E so che ogni Americano vuole che il suo futuro sia altrettanto luminoso. Questo è ciò che siamo. Questa è la nazione che sono fiero di guidare come presidente.
E questa sera, nonostante le avversità che abbiano dovuto passare, nonostante le frustrazioni di Washington, non sono mai stato così pieno di speranza riguardo al futuro. Non sono mai stato così pieno di speranza riguardo l’America. E vi chiedo di sostenere questa speranza. Non sto parlando di cieco ottimismo, quel tipo di speranza che semplicemente ignora gli enormi compiti che abbiamo davanti o gli ostacoli che abbiamo sulla nostra strada. Non sto parlando di quell' illusorio idealismo che ci permette di stare in panchina o sottrarsi da una lotta.
Ho sempre avuto la convizione che la speranza sia quella cosa testarda dentro di noi che insiste, nonostante l’evidenza del contrario, che qualcosa di meglio ci aspetta fintantoché abbiamo il coraggio di continuare a tentare di raggiungerla, di continuare a lavorare, di continuare a lottare.
America, io credo che possiamo costruire sul progresso che abbiamo fatto e continuare a combattere per nuovi posti di lavoro e nuove opportunità e nuove sicurezze per la classe media. Credo che possiamo continuare con la promessa dei nostri fondatori, l’idea che se sei disposto a lavorare sodo, non importa chi sei o da dove vieni, cosa sembri o quali posti ami. Non importa se sei nero o bianco o ispanico o asiatico o nativo-americano o giovane o vecchio o ricco o povero, abile o disabile, omosessuale o eterosessuale… ce la puoi fare qui in America se sei disposto a tentare.
Credo che possiamo afferrare questo futuro assieme perché non siamo così divisi come la politica vorrebbe farci credere. Non siamo così cinici come i critici pensano che siamo. Siamo molto più che la somma delle ambizioni individuali e siamo molto più che una collezione di stati rossi e blu [NDR: si riferisce alle rappresentazioni grafiche di repubblicani e democratici]. Siamo e sempre saremo gli Stati Uniti d’America.

E assieme con il vostro aiuto e con la grazia di Dio continueremo il nostro viaggio in avanti e ricorderemo al mondo per quale motivo viviamo nella nazione più grande del mondo.
Grazie America. Dio vi benedica. Dio benedica gli Stati Uniti.