lunedì 5 ottobre 2015

in memoria di Henning Mankell

Tratto dal suo libro "L'uomo inquieto"

"E' stato cinquant'anni fa, più precisamente nell'agosto del 1961" iniziò Atkins con il suo tono pacato. "In un luogo dove forse è difficile immaginare che due giovani ufficiali di marina possano incontrarsi. Ero venuto in Europa con mio padre, che allora era colonnello dell'esercito. Voleva che vedessi Berlino, quella piccola fortezza isolata al centro della zona russa. Se non ricordo male, siamo arrivati da Amburgo con un volo della Pan Am, sull'aereo c'era quasi esclusivamente personale militare, praticamente nessun civile, fatta eccezione per un paio di preti. La situazione era tesa, ma comunque quando siamo arrivati i carri armati delle due parti non erano schierati pronti a far fuoco. Una sera, mio padre e io siamo capitati per caso in mezzo a un grande raduno di folla nelle vicinanze di Friedrichstrasse. Alcuni soldati della Ddr stavano piazzando del filo spinato, altri avevano iniziato a erigere una barriera di mattoni e cemento. Di fianco a me c'era un giovane della mia età in uniforme. Gli ho chiesto da dove veniva. Mi rispose che era svedese, e sì, era Hakan. Fu così che ci incontrammo. Proprio nel momento in cui Berlino veniva divisa da un muro, un mondo veniva amputato, se così si può dire. Ulbricht, il capo della Ddr, spiegò che si trattava di un provvedimento atto a "salvaguardare la libertà e mettere le basi di un glorioso stato socialista". Ma quel giorno vedemmo una donna anziana che fissava i soldati all'opera piangendo. Era vestita miseramente, e sul viso aveva una grossa cicatrice. Sembrava che una delle sue orecchie che spuntava da sotto i capelli fosse una specie di protesi di plastica. Hakan e io ne parlammo più tardi, ma nessuno dei due ne era certo. L'immagine di quella donna ci rimase impressa, la ricordo bene ancora oggi. D'improvviso, la donna alzò una mano verso i giovani soldati che stavano innalzando il muro in un gesto impotente, come per fermarli. Poi si volse verso di noi scuotendo leggermente il capo. Non potevamo fare niente, ma credo che fu in quel momento che Hakan e io capimmo che il nostro compito per il futuro era di batterci per un mondo libero, per evitare che altri paesi fossero divisi da un muro."

(Henning Mankell - L'uomo inquieto)