giovedì 4 dicembre 2014

Perché ritengo la modifica dell'articolo 18 una buona cosa.

Non è vero, penso sia una cosa ottima. Perché? Perché una riforma deve perseguire un obiettivo, che nella fattispecie è l'aumento e il mantenimento dell'occupazione, e non un principio che nei fatti risulta controproducente e al tirar delle somme nega quello stesso principio.

Mi spiego meglio. L'articolo 18 impediva il licenziamento all'azienda in crisi economica. Nel persistere di tale crisi l'azienda è stata costretta a chiudere i battenti e mettere in cassa integrazione (a spese dello Stato) i dipendenti, tutti i dipendenti. Con la nuova formula l'azienda che fosse in una perdurante crisi economica potrebbe licenziare parte dei suoi dipendenti. Prendiamo in esame un ipotetica azienda con 60 dipendenti. Invece di essere costretta a chiudere e licenziare tutti, potrebbe licenziare la metà dei dipendenti (indennizzando a spese proprie in base all'anzianità di servizio) mantenendo in vita l'azienda che col passare del tempo e in caso di superamento della crisi potrebbe arrivare ad impiegare anche più dei precedenti 60 dipendenti.

Guardiamo la questione dalla prospettiva dell'imprenditore, italiano o non, che vuole fare impresa in Italia. Voi aprireste i battenti dove in caso di periodo economico negativo lo Stato vi costringerebbe di fatto a fallire? Io no e neanche voi. Vi invito a guardare la cosa da quest'ottica perché è l'imprenditore che può e vuole investire a creare lavoro.